Natale Isalberti: quando la Fortuna castiga i generosi

Di Otello Fabris

Non ricordo se era la vigilia o se mancasse assai poco al S. Natale. So che era il 1993. Ero a Volta Mantovana, con Rodolfo Signorini, Giorgio Bernardi Perini, a bussare alla casa di Natale Isalberti, in centro al paese, reso celebre dai racconti folenghiani per aver sconfitto i lanzichenecchi senza combattere. Era bastato far rotolare, sul lunghissimo viale da cui ero arrivato, una sequela di 30 botti di Vernaccia, che si fermarono giusto ai piedi della soldataglia. La conseguente sbronza li rese inoffensivi fino al mattino successivo quando, smorzati e debilitati dai postumi delle bevute, decisero di tirare dritto per altre mete.

La casa di Natale è una di quelle suggestive residenze di un paese agricolo, con la corte interna e con grandi sale, da ricca borghesia che non smania l’ostentazione. Cenammo in una saletta dotata di un grande camino: sulla griglia croste di parmigiano, ciccioli, pancetta. Capunsei per primo piatto, relitto gastronomico evocatore di memorie folenghiane. E trippa, anch’essa in onore al “trippigero poeta”. Tra un bicchiere e l’altro stabilimmo il carattere e l’organizzazione dell’associazione che gli volevamo dedicare.

A Natale, titolare di un brillante studio di commercialista, toccarono le incombenze più onerose: amministrazione, burocrazia, propaganda. Il punto forte per promuovere il proselitismo venne individuato nell’organizzazione e la gestione di una rassegna gastronomica parallela di “A tavola con Merlin Cocai”, in versione mantovana. Un lavoro non da poco, retto, sotto il profilo culturale, da un brillantissimo divulgatore come Rodolfo Signorini. Mancando ancora di sponsors, Natale generosamente si accollò personalmente la spesa per il finanziamento della nostra prima impresa editoriale: la ristampa di mille copie dell’edizione Cipadense, che fu la prima strenna associativa nella storia degli Amici di Merlin Cocai. Ogni associato ne ebbe una copia in dono. La rassegna partì bene, grazie all’adesione di un gruppo di ristoratori mantovani.

Natale si adoperava per garantirne il successo, che fu coronato ben presto da un libro soci con 250 adesioni.

All’acme di questi fortunati eventi arrivò una prima smorzata, dovendo egli affrontare un’incredibile e devastante disavventura. Aveva in Volta un vigneto, la Marogna, e una piccola cantina per una produzione amatoriale di qualità. Aveva deciso di dedicare le sue etichette a Merlin Cocai e, per ricordarlo nel migliore dei modi, aveva vinificato le sue uve Schiave a parte, creando l’etichetta “Vernaccia di Volta Mantovana”, in ricordo della sbronza dei lanzichenecchi. Giorgio Bernardi Perini, entusiasta, compose una sua elegia macaronica, l’unica, in cui fingeva che lo stesso Merlino stilasse l’elogio della vigna affermando che il suo nome, Marogna, venisse senza dubbio da Virgilio Marone, che qui non altrum lacte tetavit; non quello di Pietole, troppo prossima alle acque del lago mantovano, ma quello che sgorgava da queste uve. Quella Fortuna che piaceva tanto ai classici, strombazzante e accecata, si dimostrò anche permalosa facendo in modo che queste irriverenze all’accademismo si spargessero per il mondo.

Il Consorzio della Vernaccia di San Giminiano – l’unico in Italia a cui importò qualche cosa di Merlino – denunciò invece ai Carabinieri il nostro buon Natale, senza alcun riguardo al poeta antianalcoolico per eccellenza, le cui bevute erano di portata leggendaria. Arrivò, armata, una squadra del NAS, così come si fa quando si cercano i delinquenti. La cantina di Isalberti venne messa sotto sequestro e sigillata ipso facto, per due anni. Le produzioni erano in corso. Un disastro, a cui seguiva quello di un processo in cui Bernardi Perini consegnò alla difesa una relazione che spiegava come nel Tirolo, assai prossimo a Mantova anche culturalmente, con l’uva Schiava si facesse un rosso chiamato Vernatsch, né più ne meno quello che aveva fatto Isalberti.

Ma l’anima delle cose deve sempre cedere al dispotismo della norma. I danni erano fatti: le etichette e le bottiglie dedicate al sommo poeta macaronico sparirono dalla circolazione. L’evento lieto e gioviale fu trasformato in tragedia, con la costernazione degli Amici di Merlin Cocai a cui – scriveva Bernardi Perini – tam sunt canevae suaves quam bibliothecae / sed fors fors plus vina placent quam carmina docta.

Questi eventi non scoraggiarono Natale, il cui umore, tuttavia, cominciò inspiegabilmente a mutare. Nessuno se ne rendeva conto, ma si era ammalato di un morbo allora sconosciuto: la celiachia. Questo mostriciattolo, così assurdo quanto subdolo, lo trascinò ad un’inesorabile debilitazione progressiva, togliendogli ogni stimolo alla vita. Per la Delegazione Mantovana fu il crollo. Il prestigio del Presidente Giorgio Bernardi Perini, unito a quello di Rodolfo Signorini e al suo felice humour, non ressero, senza l’operatività di Isalberti.

Non ci fu più recupero ed ora siamo arrivati al congedo estremo. Il nostro Socio Fondatore, proprio qualche mattina prima del suo giorno onomastico,non si è più svegliato. Grazie, Natale: nobis felix fortuna tocavit.