Lettera al liceo Brocchi

Alla c.a. della prof.

Martina Polo

Dirigente scolastica

Liceo G.B. Brocchi

Bassano del Grappa

Bassano del Grappa, ottobre 2022

Oggetto: Studi folenghiani al Liceo Brocchi

La raccolta di tesi di laurea su Teofilo Folengo, conservate nel nostro Centro di Documentazione Folenghiana, rivela un dato sconcertante: in più di mezzo secolo, il numero di lavori presentati da studenti bassanesi non eguaglia il numero delle dita di una mano.  Eppure il poeta fu posto da Francesco de Sanctis nella sua Storia della letteratura Italiana tra i cinque maggiori del Cinquecento. Migliore opinione ne ebbe il Settembrini in Lezioni di Letteratura Italiana. Benedetto Croce ne scrisse con entusiasmo. Quindi non si tratta di sostenere un personaggio stimato da pochi appassionati di trouvailles letterarie. Parliamo , invece, della universale trascuratezza dei compilatori attuali verso un genio che non conoscono o che non hanno compreso, soprattutto per avere avuto l’incapacità di leggerlo. Per capire meglio la situazione, riferisco un aneddoto raccontatomi pochi giorni fa daI prof. Guido Snichelotto, ex insegnante di lettere al Brocchi, che già avrebbe potuto vantare  nel suo Corpo Insegnanti il maggior biografo e critico del Folengo, Giuseppe Billanovich, che qui ebbe il suo primo impiego di professore.

Snichelotto rammentò la figura severa del prof. Martinelli, il quale valutava gli errori degli allievi in decimi, partendo da quattro sotto zero. Agli studenti con le votazioni peggiori egli imponeva un pellegrinaggio mortificatorio a Campese, per recare una preghiera a Folengo, il re degli strafalcioni in lingua latina. Dimostrava così di non conoscere né l’opera del Billanovich, né di essersi accorto quanto perfette e rispettate fossero prosodia e metrica nei geniali versi merliniani. Telefonava poi al parroco, per sentire se effettivamente gli allievi avevano ottemperato alla punizione imposta.  Da tale atteggiamento e da queste affermazioni, sicuramente non ci si può attendere una contaminazione d’interesse verso lo studio del poeta.

Aggiungo una nota estratta da un nostro notiziario di anni fa:

Per comprendere i “buchi” culturali della Scuola italiana riguardo il Folengo è assai significativo esplorare la doviziosa quantità di edizioni di antologie della letteratura italianache stiamo raccogliendo presso il Centro di Documentazione Folenghiana. Ne segnalo due adottate (1971 c.ca) dalla medesima scuola, il Liceo Classico G. B. Brocchi di Bassano del Grappa, comune nel cui territorio si trova il sepolcro del Folengo.  Quella di Angelo Gianni, Mario Balestreri e Angelo Pasquali dedica al poeta ben 21 pagine, con 3 brani selezionati dal Baldus. L’antologia di Bruno Pazzaglia, invece, del grande macaronico non fa letteralmente una parola. Sulla pagina che gli sarebbe stata dovuta c’è un’annotazione a matita della studentessa proprietaria del volume, che segna qualche appunto su ciò che invece aveva detto un diligente insegnante su Folengo, per sua lodevole iniziativa.

Riporto un tratto del parere dei curatori del primo dei due  volumi citati:

La parte più avanzata della critica moderna scorge… nel Baldus un’esigenza espressiva totalmente nuova, la creazione di un’epopea contadina e villana, in cui la vita del contado è veduta con l’occhio dei contadini medesimi, e non con lo sguardo distaccato e curioso dei borghesi… e descritta con una simpatia immediata, nella realtà e schiettezza dei suoi sentimenti, come da secoli, anzi da millenni non era avvenuto…

Questa affermazione, da sola, costituisce giustificazione del lavoro che la nostra associazione sta facendo da oltre un trentennio, con successi assai precari. Riteniamo che, indipendentemente dalle opinioni dei compilatori antologici, almeno il Liceo della terra che custodisce i resti del Folengo debba puntare sul recupero della sua figura, ma non per il patrimonio locale che egli rappresenta, ma per una figura che merita rispetto e persino venerazione, se non per i meriti letterari, almeno per la sua coraggiosissima  figura di precursore degli ideali di libertà di espressione, linguistica ed artistica, di oppositore della omologazione dei linguaggi, delle culture, delle coscienze; di propugnatore dell’amor di patria e della necessità di una sobrietà negli ambiti politici ed educativi, purgati dall’animosità delle inutili contrapposizioni. Da monaco, puntava all’armonia della corporeità con la spiritualità, all’accettazione e alla valorizzazione delle differenze, valori che a distanza di mezzo millennio la nostra Società ancora stenta a portare avanti.

Ritengo quindi indispensabile  che  la scuola che Lei così bene sta dirigendo si faccia carico permanente della necessità d’invertire la rotta, affinché l’entusiasmo lodevole di alcuni insegnanti non rimanga un fenomeno isolato e passeggero. Potrebbe anche risultare utile un’azione presso il Governo Regionale, affinché  il Folengo rientri con dignità nei programmi di studio.

In attesa di un Suo cortese riscontro, Le porgo i più cordiali saluti

Otello Fabris, presidente