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Tavolate Vicentine IV
29 Gennaio @ 11:00 - 16:00
€40
Tra il mondo fantastico di Teofilo Folengo e il mondo reale di Antonio Pigafetta
CAMPESE DI BASSANO DEL GRAPPA,
VILLA DAMIANI TREVISANI
29 GENNAIO, ORE 11.00
La prima volta di…
Fagioli all’esordio
con il patrocinio di:
Union Européenne des Gourmets
con i racconti di: FABRIS, G.C. ANDRETTA, M. DISEGNA
Avventure del Fagiolo tra poesia e prosaicità
Aperitivo di benvenuto
Lessini Durello DOC – Torre dei Vescovi
Con frittelle di fagioli
Tai Rosso – Colli Vicentini
La prima volta di: faxolli a la trivigina
(dal Libro per cuoco del sec. XIV)
e altre insalate
con peverata ai Bozoladi “Forti”
La prima volta di: Pasta e fagioli
Macco alla lombarda con fagioli turcheschi
(da Bartolomeo Scappi, Opera)
Lambrusco Incantabiss – Fondo Bozzole
Vivanda di diverse materie detta in lingua
spagnola oglia potrida
con piselli, ceci rossi, fagioli di Spagna
(da Bartolomeo Scappi, Opera)
Recioto Classico Gambellara DOCG
Torta di fagioli cannellini
(da Bartolomeo Scappi, Opera)
con zabaione caldo alla Malvasia
Caffè alla fiamma
Volendo,
un sigaro campesano
di Nostrano del Brenta
La prima volta di…
Fagioli
Il Mangiafagioli (1583) di Annibale Carracci è diventato l’icona di un appetito gagliardo, sostenuto da una gran scodella del cibo più popolare, i fagioli. Vediamo che sono quelli “dell’occhio”, i vecchi dolici, i “veters fasoli” nominati dal Folengo come cosa da buttar via, stantia, monotona e arretrata. Era tempo che il mondo si rinnovasse, anche nei fagioli, dato che si era scoperto che la sua realtà non era tutta lì, come la si era conosciuta. Questo legume, definito dal sommo poeta Virgilio “vile”, è riuscito, pian piano, a rovesciare ingiuste e malefiche opinioni sul suo conto. Giusto come ogni cosa che investe la sfera umana: ciò che è alto diventa basso e viceversa, l’umile può diventare eccelso, come ha mostrato chiaramente Folengo. Con i viaggi di Colombo, Vespucci e Magellano il vecchio mondo si era allargato a dismisura. Pigafetta, il primo narratore della circumnavigazione, ci mostra quanto ingenuefantasiose e limitative erano le concezioni – non solo cosmologiche – del suo tempo, e quanto spazio avesse ancora lo scibile umano per progredire. Solo rimanendo nell’ambito del fagiolo il nobile medico Pietro Antonio Michiel, curatore dell’Orto botanico di Padova, ne i suoi Cinque libri delle piante, quanta fosse ancora la disinformazione e la confusione che al tempo regnava sull’argomento. Siamo nel 1566. Anche per la cucina quotidiana il mondo si va aprendo all’acquisizione di cibi, di criteri per la loro preparazione: Pigafetta costeggiando il Sud America non ci parla dei fagioli che daranno uno dei suoi piatti più famosi, la Feijoada: saranno proprio gli spagnoli, con la loro olla potrida, a dare una svolta al modo di alimentarsi di tanti popoli, italiani compresi; così come i portoghesi insegneranno ai giapponesi a cucinare il maiale con le “mame”. È questo il nome con cui anche attualmente questo popolo designa questo eccellente fagiolo di origine americana – oggi tipico dell’Alpago – che i colonialisti hanno loro portato. Come si dice: “Non tutto il male vien per nuocere”.
Otello Fabris